Abbigliamento senza taglia: moda e disturbi alimentari

Abbigliamento senza taglia: moda e disturbi alimentari

"L'età e la taglia sono solo numeri. È l'attitudine che dai ai vestiti che fa la differenza”.

Donna Karan

Cosa sono le taglie?

Quando pensavo a Neurofashion non riuscivo a concepire l’idea di dover chiudere le persone in un vestito fisso, pensavo che se il corpo è in continua trasformazione e ogni giorno siamo diversi da quello precedente e da quello successivo, forse il corpo ha bisogno di qualcosa che lo abbracci non che lo costringa.

Da qui è nata la riflessione sulle taglie, mi sono chiesta cosa fossero, cosa significassero e se davvero fossero così essenziali. Ho cercato riposte complicate aggrovigliandomi nei miei pensieri, poi l’ho chiesto a mia figlia, una bambina di cinque anni e lei con molta naturalezza mi ha risposto:

“Ma dai mamma… le taglie sono quel numerino sull’etichetta dentro i vestiti che tagliamo perché ci pizzica la pelle.”

Ha ragione, sono proprio quel numerino messo sull’etichetta che buttiamo via. Le taglie sono solo numeri e la matematica piace solo a pochi eletti, ecco perché con Neurofashion abbiamo deciso di contare i cervelli e non i centimetri…

Magari per te che leggi le taglie sono la tua bilancia, la misura di quanto sei bell*, di quanto piaci, del tuo valore.

Magari sono quel numero spartiacque tra l’essere accettati (leggere “giusti”) o no (leggere “essere sbagliati”).

Sono il test per il tuo corpo per essere considerato attraente o un fallimento.

Pensa alla parola taglia cosa ti ricorda?

Taglia deriva dal verbo “tagliare” che per definizione significa escludere, omettere, eliminare. Insomma non c’è niente di inclusivo nella parola “taglia”, non mettere confini, non escludere, questo è il nostro impegno.

Essere libero con il corpo aiuta ad essere libero con la mente.

Le taglie come misura del tuo valore

“Che taglia SEI?”

“Non c’è la tua taglia”

“Non va bene per il fisico”

Ecco alcune delle frasi più usate nei negozi di abbigliamento e queste, all’apparenza banali, affermazioni possono portare a un profondo tumulto di fondo sull'autostima e sull'immagine del corpo. 

Le taglie di abbigliamento possono essere sinonimo di peso, che per molti è la misura della loro bellezza e autostima.  Dobbiamo rompere questo schema e c’è un unico modo per farlo: ignorarlo!

Viviamo in un'era di "taglie di vanità" in cui abbiamo imparato a pensare che taglia più piccola sia uguale a una forma del corpo sottile il che equivale a bellezza, secondo la nostra società. 

Siamo guidati dai numeri: quante calorie consumiamo in un giorno, quanti kg pesiamo, che taglia indossiamo e quante calorie abbiamo bruciato durante il nostro allenamento ma spesso dimentichiamo di capire che questi numeri sono strumenti asettici che non considerano la variabile più importante: siamo vivi, in continuo cambiamento. 

Ecco perché i numeri spesso guidano gli individui a compiere azioni che nulla hanno a che vedere con il loro benessere come diete malsane, allenamenti sregolati che hanno come risultato una minore autostima e una falsa sensazione di controllo che cela frustrazione.

La storia delle taglie di abbigliamento standardizzate

Il National Bureau of Standards, che è stato ribattezzato National Institute of Standards and Technology, era inizialmente responsabile del mantenimento delle misurazioni delle taglie nell'abbigliamento femminile. 

Negli anni '90 l'American Society of Testing and Materials (ASTM) ha preso il sopravvento e ha ri-standardizzato le taglie di abbigliamento femminile e da allora i produttori di abbigliamento hanno scelto di ignorare questi standard avendo libero arbitrio nella gestione delle dimensioni delle taglie. Ecco perchè spesso ci chiediamo perché di un abito portiamo la 42 e dell’altro la 46… 

ASTM è un'organizzazione non governativa che addebita l'accesso alle proprie tabelle delle taglie e, di conseguenza, molti marchi di merchandising non volendo pagare, preferiscono creare autonomamente le proprie taglie di abbigliamento.

E poi ci sono quelli come noi che le taglie non sanno cosa sono…

I pericoli di taglie di abbigliamento imprecise durante il recupero dai disturbi alimentari 

I disturbi alimentari colpiscono 3 milioni di persone in Italia e portano il più alto tasso di mortalità tra tutti i disturbi di salute mentale. 

La maggior parte delle persone non cerca cure per i propri disturbi alimentari e spesso lottano con il proprio peso e la taglia dei vestiti anche dopo aver lasciato il trattamento e aver iniziato il recupero. 

Acquistare vestiti durante il recupero dai disturbi alimentari può essere estremamente opprimente e può creare pensieri e sentimenti poco funzionali. 

Molto probabilmente, le persone durante il loro percorso verso il benessere non avranno la stessa taglia di prima di iniziarlo perché ora sono molto più sane! Tuttavia, una taglia potrebbe non essere solo un numero per loro. 

Viene detto di buttare via la bilancia, di smettere di pesarsi e contare le calorie e consentire agli operatori sanitari di monitorare i progressi di peso solo se necessario, ma acquistare vestiti con una vasta gamma di taglie imprevedibili può essere un potenziale fattore scatenante per la ricaduta. 

Quindi? C’è una soluzione?

Abbigliamento senza taglia durante il recupero da disturbi alimentari

Poiché molti stilisti sono ora consapevoli che un gran numero di taglie di abbigliamento non è più vincolato ad uno standard, l'invenzione di abiti senza taglia o "taglia unica" sta diventando più popolare. 

Una taglia di abbigliamento, è molto simile a un numero su una scala, ma non dovrebbe essere un punto di riferimento per misurare l’ autostima.

Neurofashion è un progetto pensato per promuovere una visione positiva del corpo e aiuta le persone a superare il vuoto che si incontra comunemente quando si attraversa un periodo di grande cambiamento, offrendo supporto nella costruzione di un nuovo guardaroba senza taglia. 

Il disagio provato nell'acquistare vestiti di dimensioni sbagliate mentre ci si sottopone a cure per il suo disturbo alimentare porta a vedere il numero sull'etichetta come uno dei più grandi nemici.

Molte volte dopo il ritorno dal trattamento guardare un capo di abbigliamento e vedere quel numero sull'etichetta riporta la mente ad un ricordo negativo, spingendo a rivivere quelle sensazioni che si avevano quando si indossava quell'articolo. 

Il rischio è quello di cadere in un circolo vizioso in cui la voglia di sbarazzarsi di quell'indumento e della memoria che porta con se, spinge a comprare sempre cose nuove facendo spendere molti soldi e lasciando un profondo senso di frustrazione.

Ecco perché abbiamo deciso di rendere questo viaggio più confortevole.

Il nostro corpo è vivo e in continuo mutamento, ci illude di poterlo controllare ma in realtà lui e le sue milioni di cellule continuano a modificarsi, a rigenerarsi, a trasformarsi. 

Abbiamo creato gli abiti Neurofashion ideandoli come strumenti di benessere in un progetto che mira a responsabilizzare le persone che stanno attraversando un cambiamento nella loro vita che riguarda anche il loro corpo.

Abbiamo deciso di abbracciare i corpi e non di costringerli fornendo loro vestiti nuovi, moderni senza taglia, pensati per promuovere il benessere e l’assertività. 

Il nostro motto è: “NO SIZE BE UNLIMITED”.

I corpi sono attivi e ce ne sono di tutte le forme e dimensioni, quindi basta con le etichette, togliamo i confini.

NON VOGLIAMO VESTIRE TUTTI MA VOGLIAMO VESTIRE SOLO TUTTI QUELLI CHE HANNO I NOSTRI VALORI E CHE AMANO  NOSTRI ABITI A PRESCINDERE DALLE TAGLIE.